Qualche giorno fa ho pubblicato un poster del Parco Nazionale che avvisa della presenza di cuccioli di cervidi nei prati e spiega rapidamente che non vanno MAI toccati. Volevo approfondire l'argomento in vista del lungo ponte di giugno che porterà migliaia di persone in giro per le colline e le montagne. Di chi parliamo: Caprioli (Capreolus capreolus), Daini (Dama dama) e Cervi (Cervus elaphus) ma anche, con qualche differenza, di Lepri (Lepus europaeus) e Cinghiali (Sus scrofa). Periodo di riferimento: aprile-giugno Glossario: cerbiatto = cucciolo di cervo, Bambi = cucciolo di cervo (nell'omonimo cartone animato), Capriolino/caprioletto = cucciolo di capriolo, Dainetto = cucciolo di daino. Differenze: il Cervo è il più grande degli ungulati selvatici, il maschio adulto arriva a 250Kg e ha un palco ramificato molto complesso; non ha la coda e il manto è di colore uniforme. Il Daino è di dimensione inferiore al cervo ma nettamente superiore al capriolo (maschi fino a 150Kg circa); i maschi hanno un palco palmato; hanno la coda e il manto è pomellato (salvo negli esemplari melanici nei quali è scuro uniforme). Il Capriolo è il più piccolo dei tre (maschi raramente superiori a 35Kg); i maschi hanno il palco ramificato ma molto piccolo (20-30 cm e quasi mai più di 3 ramificazioni); non hanno la coda ma un ciuffo di pelo più lungo sul fondoschiena. Quindi: un capriolo non è un bambi, o un cerbiatto, è un animale adulto di taglia più piccola. Quando parliamo di cerbiatti o di cuccioli in generale ci si riferisce ad animali non adulti. Date queste premesse, tutte queste tre specie (e anche le altre due a cui accennavo all'inizio) partoriscono a primavera. Cervidi e lepri lasciano per alcune settimane i cuccioli DA SOLI nei prati. La ragione, per quanto riguarda i cervidi, è che si difendono dai predatori in modo singolare: i cuccioli non emettono nessun odore e finchè stanno fermi e zitti nell'erba alta sono completamente invisibili ai predatori. Le madri si recano alcune volte al giorno presso di loro per allattarli e restano generalmente nei dintorni senza farsi notare. Benchè da soli quindi NON HANNO BISOGNO DI AIUTO, stanno comportandosi esattamente come l'evoluzione naturale li ha selezionati ovvero nel modo più efficace per sfuggire alla predazione. Se interferiamo con questa situazione riduciamo drasticamente le loro possibilità di sopravvivenza. In che modo? 1: se li tocchiamo gli imprimiamo indelebilmente il nostro odore rendendoli irriconoscibili alle madri che smetteranno di allattarli. 2: calpestando l'erba nei dintorni li rendiamo maggiormente visibili ai predatori 3: restando nei pressi impediamo alla madre di recarsi ad allattarli. questi cuccioli nelle prime fasi della vita devono mangiare molto spesso. 4: li sottoponiamo ad uno stress che in alcuni casi può essere letale di per sè. Non dimentichiamo che sono prede, sono abituati istintivamente ad essere braccati e l'impossibilità di fuga li rende estremamente soggetti a complicazioni cardio-circolatorie (muoiono di paura!). Per quanto possiamo avere le migliori intenzioni loro ci vedranno sempre e comunque come una minaccia. 5: il prelievo di animali selvatici dal territorio è un reato penale. Se anche decidessimo di commetterlo, le possibilità di allevarli in cattività sono estremamente ridotte (60-70% di mortalità nell'allevamento dopo recupero fatto da personale specializzato in strutture attrezzate). Una postilla sullo svezzamento in cattività. Come già detto le possibilità che un cucciolo di cervide sopravviva ad uno svezzamento domestico sono estremamente basse e si riducono ulteriormente se a tentare sono persone inesperte in condizioni non idonee. Oltre allo stress dovuto come già spiegato alla paura ci sono problemi dovuti all'alimentazione (non sono vacche, quindi -come tutti gli animali che non sono vacche- non devono bere latte di vacca. Nell'impossibilità di disporre di latte di capriolo risulta molto difficile trovare l'alimento idoneo!). L'altro grande problema è quello dell'imprintig, se li abituiamo alla presenza umana li condanniamo alla cattività perpetua. Non è mai possibile reinserire in natura un animale che ha subito un imprintig umano, oltre che essere in pericolo perchè perde il timore verso gli umani (tutti gli umani, indipendentemente dalle intenzioni), possono altresì diventare una minaccia all'incolumità nel momento in cui per ragioni territoriali decidessero di "scacciare" ignari frequentatori dei boschi.
QUINDI COSA FARE? Se ci si imbatte in un animale accucciato nell'erba la cosa migliore da fare è allontanarsi il prima possibile. (vuol dire senza perdere tempo, fare foto, girarci attorno ecc). Nella stragrande maggioranza dei casi l'unica minaccia siamo noi. In caso di animali EVIDENTEMENTE feriti contattate, senza avvicinarsi troppo e senza toccarli, i numeri di emergenza (1515) oppure quello del più vicino centro di recupero di fauna selvatica. Ricordatevi che in molti casi, un animale selvatico ferito ha comunque più possibilità di salvarsi se lasciato nel suo ambiente piuttosto che se recuperato dagli umani e sottoposto allo stress della cattura, delle cure e della degenza.
Gli animali selvatici non ci vogliono! Gli animali selvatici non parlano la nostra lingua e non interpretano i nostri codici mimici come fanno i cani e i gatti. Questo vuol dire che le carezze, i grattini, le coccole, il tono di voce che usate col vostro cane saranno comunque interpretati come atteggiamenti aggressivi perchè sono biologicamente selezionati per fuggire, avere paura e allontanarsi da chiunque non sia un appartenente alla loro specie. Se quando li carezzate e coccolati sono fermi immobili è perchè sono terrorizzati e non calmi!
Se avete obiezioni, commenti, pareri contrari, ecc... scriveteli nei commenti, sarò felice di confrontarmi con voi.
Nella foto: un capriolino raccolto in un prato (perfettamente sano) e portato in un centro di recupero di fauna selvatica.